Mai si sarebbe atteso, il designer Microsoft Vincent Connare, il gran sussulto e l’indignazione che il mondo della stampa, del web e, in generale, della comunicazione avrebbero avuto – e continuano ad avere – nei confronti dell’uso ed abuso di uno dei font da lui creato prendendo ad ispirazione quelli utilizzati nei fumetti (in particolare “Batman – The dark knight returns” e “Watchman”): stiamo parlando del Comic Sans.
Doveva essere il carattere prescelto per le nuvole-fumetto del programma “Microsoft Bob” progettato per diventare un’interfaccia simpatica, di facile utilizzo e alternativa al desktop di Microsoft Windows 3.1 e 95 ma fece un tale insuccesso di vendite da essere, ancora oggi, considerato il prodotto meno riuscito di Microsoft.
Comic Sans fu però introdotto tra i font di Word in Windows 95 e, scalando i vertici di ogni successo, in tutti questi anni è riuscito a guadagnare ben tre ambiti podi: quello di essere il tipo di carattere più conosciuto, utilizzato (secondo solo al Times New Roman) e odiato al mondo.
Tanto odiato da sostenere la nascita, già nel 1999, del movimento “Ban the Comic Sans”, creato dai due designer, Dave e Holly Combs e, in seguito, anche appelli accorati su blog, magazine che ne chiedono a gran voce il divieto. Esiste persino un sito – Comic Sans Criminals – dove si spiega come e dove le peculiarità del font possono essere meglio sfruttate.
Sarà che basta nominarlo per far accapponare la pelle a migliaia di agenzie di stampa e comunicazione, e web designer sparsi per il mondo, poiché considerato un font disdicevole, infantile e poco elegante. La problematica maggiore è la sua scarsa capacità di trasmettere un contenuto: perché trasforma qualsiasi testo in un messaggio di irresistibile ilarità, indipendentemente dal suo significato. Tanto da essere scelto in modo inopportuno da aziende, istituzioni, uffici e negozi per le loro comunicazioni, con effetti contrari a quelli auspicabili di informare e/o educare.
Basti pensare come il Comic Sans sia stato usato dai ricercatori del CERN, nel 2012, per la presentazione della scoperta del Bosone di Higgs, suscitando lo scandalo e il raccapriccio degli scienziati e, addirittura, preso a prestito dal Vaticano per la stampa di una pubblicazione in onore di Papa Benedetto XVI al termine del suo pontificato.
Lo dimostra anche lo studio condotto per il New York Times da Errol Morris, regista e produttore, i cui risultati accertano come tendiamo a non credere alle informazioni scritte in Comic Sans. Prova a chiarirlo anche David Kadavy, autore e blogger che, in questo articolo illustra la diatriba e confronta più font tra loro per giungere ad una spiegazione razionale di tanta avversità. Sarà tutto vero? È possibile, sebbene almeno un primato positivo il Comic Sans lo abbia raggiunto; pare essere il font di maggior aiuto alla lettura per i dislessici. E qui, c’è poco da ridere.