Per definire il concetto di creatività è necessario, paradossalmente, fare ricorso alla creatività stessa: non è affatto semplice costringere un universo così ampio e ricco di sfaccettature all’interno di una banale e arida serie di parole.
Essere creativi significa, innanzitutto, stupire: un’immagine, un’opera letteraria o artistica che non riesca a infrangere l’orizzonte d’attesa è destinata, giocoforza, ad essere etichettata come banale. E a scivolare, di conseguenza, nel dimenticatoio. Non basta, però, essere originali per rientrare di diritto nella categoria dei creativi: occorre, allo stesso tempo, risolvere un problema, un’esigenza, soddisfare un bisogno o una richiesta. In altre parole, essere creativi implica produrre qualcosa di nuovo che arricchisca in qualche modo la comunità. Sono innumerevoli gli ambiti in cui può inserirsi la creatività: praticamente ovunque, anche se con diverse eco mediatiche. Ogni gesto creativo, comunque, ha la sua dignità, che spesso, purtroppo, non gli viene riconosciuta. Anzi, proprio nel nostro paese – un tempo il più creativo per antonomasia – quando si parla di persone creative si storce spesso e volentieri il naso, associando loro vanità, snobismo e inutilità pratica. Inoltre, associato a termini come “finanza” e “soluzione”, l’aggettivo “creativa” assume, al giorno d’oggi, una valenza addirittura dispregiativa.
C’è anche di peggio, perché il lavoratore creativo spesso e volentieri non viene retribuito: a tal proposito, recentemente, i videomakers del Collettivo Zero hanno diffuso sul web una campagna di sensibilizzazione per il rispetto dei lavori creativi. Un rispetto doveroso e meritato, poiché creatività – è bene ricordarlo – spesso è sinonimo di intelligenza e cultura. Citando l’apprezzatissima pubblicitaria Annamaria Testa, “non si può insegnare a essere creativi, ma si può imparare a esserlo”: per questo motivo suggeriamo ai nostri lettori questo suo prezioso articolo contenente 7 raccomandazioni per sviluppare la creatività.