Da Meryl Streep, Johnny Depp, Jack Nicholson ai nudi di sconosciuti volontari che hanno posato per il suo progetto “Democracy”, tra il 2001 e il 2005. Dalle icone della musica come i Beatles o i Rolling Stones, ai grandi protagonisti delle arti visive quali Salvador Dalì e Andy Warhol. E, nell’aprile del 2014, persino la regina Elisabetta immortalata in occasione del suo 88° compleanno. Tutti ritratti in semplici ma potenti immagini in bianco e nero, divenute la sua inconfondibile firma.
Stiamo parlando di David Bailey (classe 1938), fotografo di moda lanciato da Vogue ora in mostra al PAC (Padiglione d’Arte Contemporanea) di Milano fino al 2 giugno, per la retrospettiva “Stardust”. Una vera e propria “costellazione” di 300 ritratti disposti lungo un percorso privo di un senso cronologico ma ordinato per temi: dalla fashion photography agli still lives, fino alla fotografia di viaggio.
“Nessuno conosce veramente il mio lavoro. La maggior parte delle persone pensa che faccia solo foto in bianco e nero di John Lennon” ha affermato in tono provocatorio David Bailey. Ora, è riconosciuto come egli abbia scardinato le vecchie e impostate regole che tenevano imbrigliati fotografi ritrattisti e di moda catturando lo Zeitgeist (lo spirito del tempo) e la vitalità della street culture londinese, attraverso quella freddezza casual che ha contrassegnato la sua peculiare interpretazione del mondo e delle persone.
Nelle sue immagini stimolanti David Bailey ha sempre voluto mettere in risalto più l’indossatrice che l’abito indossato così come nei ritratti (eseguiti prevalentemente in studio) alla persona e non al contesto è concesso lo spazio per risaltare nel suo naturale temperamento.
Per questi motivi David Bailey si meravigliò di quando fu convocato dalla redazione di Vogue, nel 1959. “La chiamata di Vogue mi stupì. Non ero interessato al mondo della moda, anzi, ne ero infastidito” racconta in un’intervista. “Accettai con riluttanza e misi subito in chiaro che avrei fatto a modo mio”. Da quel momento David Bailey ascese all’olimpo della fashion photography, creando con il suo stile la cosiddetta “Swinging London” degli anni ‘60: una cultura basata sull’alta moda e l’opulenza della notorietà.
Innovativa e provocatoria, l’opera di Bailey non include solo scatti intensi di attori, scrittori, musicisti, icone della moda, ma anche di persone incontrate nel corso dei suoi viaggi. Così, le immagini di India, Australia, Papua Nuova Guinea e Sudan convivono con quelle dell’East End londinese e quelle, più glamour, sul mondo delle “Pin-Up” in un inarrestabile flusso creativo che ha dato alla nascita ogni progetto di Bailey. Compreso l’ultimo, realizzato assieme a un altro collega di alta caratura, Bruce Weber: una giornata trascorsa a catturare scatti di vita ad Harlem con due Nokia Lumia 1020. Perché fotografi si può esserlo anche con uno smartphone: ma solo se ci si chiama David Bailey.