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Che impresa, raccontare: esempi di corporate storytelling

corporate storytelling

Dopo aver approfondito aspetti, evoluzioni e prospettive del corporate storytelling, possiamo passare in rassegna qualche esempio pratico per capire meglio il fenomeno che, in precedenza, abbiamo cercato di analizzare dal punto di vista teorico.
Partiamo da casa nostra e da una tradizione imprenditoriale che, in “tempi non sospetti”, quando ancora il “marketing narrativo” non faceva parlare di sé, ha cominciato a fare scuola anche nel saper raccontare i propri valori. Il marchio Mulino Bianco è diventato storytelling già dal nome e quasi non poteva rinunciare a creare attorno a sé un’aura (cine)letteraria, attraverso un’infinita serie di campagne pubblicitarie che ne hanno fatto presto un paradigma ben oltre il confine commerciale. Del resto, era la casa madre Barilla che desiderava, in generale, distinguersi per un approccio comunicativo che puntasse direttamente al cuore dei consumatori, immedesimandosi nella famiglia, motore della società.
Restando in Italia, se vogliamo pescare un altro modello eclatante di storytelling, dobbiamo citare Giovanni Rana, il quale, a un certo punto, ci ha messo addirittura la faccia, nel tentativo (sicuramente riuscito) di narrare un’azienda, dandole un volto.
Estendendo il campo al panorama internazionale, il racconto si è rivelato in tutto il suo incanto per Chanel e non poteva essere altrimenti, visto che da una vita leggendaria come quella della fondatrice Coco, scaturivano innumerevoli spunti per tramutare una storia in comunicazione pubblicitaria.
Lego, indicato quest’anno come il marchio più “potente” dalla società di consulenza Brand Finance, si è spinto oltre, realizzando un precedente di assoluta preminenza in fatto di corporate storytelling: la ditta danese dei mitici “mattoncini” ha prodotto addirittura un film con protagonisti i suoi “omini” gialli, una favola per seminare senso di appartenenza tra gli adulti e per educare i piccoli a “costruire” racconti.
Chi, però, ha saputo “proiettare” la propria storia in modo così persuasivo da farne dipendere, a un certo punto, idee e produzione, è stata senz’altro Apple. La digital company californiana, peraltro, ha scelto YouTube per diffondere uno spot in cui il consumatore è stato visto come fonte d’ispirazione per l’impulso creativo, praticamente il personaggio chiave di un romanzo-verità.
A parte la strada del video condivisibile sui social media fino alla cosiddetta “viralità” (in questo senso, con le loro proposte, Toyota e ancor più Wolskwagen hanno totalizzato un numero incredibile di “click” grazie a soggetti “friendly”), è in parecchi siti aziendali che lo storytelling ha fatto breccia con diverse soluzioni: in particolare, Luxottica ha privilegiato un percorso visual di forte impatto (con foto di oggetti, luoghi e soprattutto persone), mentre Fiat si è affidata alla classica pagina del “Chi siamo (priorità al testo, ma immagini comunque fondamentali).
A prescindere dalle peculiarità “biografiche” (ogni storia è unica) e dalle modalità preferite nel raccontarle, scorrendo gli esempi in cui il corporate storytelling si è dimostrato efficace, si materializzano subito gli “ingredienti” basilari di un racconto, anche quando è applicato al mondo dell’impresa: innanzitutto, trama definita e ben strutturata in tutte le sue componenti, ma poi semplicità, verità, capacità di regalare emozioni nel suscitare curiosità, divertimento, coinvolgimento e immedesimazione.
Se l’appetito vien mangiando e considerando che le tavole si sono moltiplicate, la comunicazione pubblicitaria farebbe bene a preparare sempre più piatti a base di storytelling, in tutte le salse.
 

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