Il luogo è uno dei più suggestivi (e meno conosciuti) di Roma: le Grandi Aule delle Terme di Diocleziano, presso il Museo Nazionale Romano. L’esposizione, un’antologica con ben 250 immagini, rappresenta un pezzo di cronaca e storia (italiana, ma non solo) raccontata attraverso le fotografie di Mario Dondero, classe 1928.
Mario Dondero è un fotografo eclettico e originale, attivo nel campo della fotografia di documentazione soprattutto in bianco e nero (essendo “il colore della verità”, come l’autore stesso ama definirlo). Ha viaggiato per tutto il mondo, realizzando reportage di impegno civile e politico: dalle torture in Algeria fino all’Afghanistan di Emergency ma anche Parigi, la Sorbonne occupata, l’Italia del dopoguerra, i volti di Bacon e Pasolini, il Muro di Berlino e ancora Maria Callas, Luchino Visconti e Leonard Bernstein alla Scala.
Cominciò la sua carriera all’inizio degli anni Cinquanta come cronista fino a quello che lui definì “il miracolo al giornale Le Ore”. Lo assunsero come inviato fotoreporter e, da quel momento, trovò il modo a lui più congeniale per andare oltre la parola: consacrò la sua vita per comunicare attraverso la fotografia di documentazione per alcuni tra i più importanti quotidiani italiani.
Mario Dondero ha conquistato la scena internazionale come il fotografo della schiettezza e del minimalismo. Insensibile alle mode è uno di quelli che non ha mai raccontato la realtà con artifici o strani estetismi, rinunciando all’utilizzo di attrezzature sofisticate perché ad emergere non dovesse mai essere il fotografo ma la gente e il destino che la storia assumeva attraverso le loro scelte.
“La nascita di una vocazione”, “Verso il mondo”, “La passione per la politica e la storia” e “La grande svolta”- sono le quattro sezioni della mostra antologica, in cui si alternano fotografia sociale, fotografia politica, quotidiana, di costume e intellettuale.
Nel ricco percorso che viene a crearsi, ogni fotografia si amalgama con la successiva abbandonando la purezza della cronaca per divenire storia; perché si tratta sempre di una produzione che non ha mai avuto velleità artistiche, piuttosto di testimonianza. Una fotografia sorretta e motivata dalla curiosità intellettuale, la passione civile e anche i grandi amori. Valori che nemmeno l’età raggiunta è riuscita a intaccare.
Perché, come dice Dondero, “Bisogna avere il coraggio di schierarsi. L’importante è dire quello che si pensa”.