Un tipo dal carattere determinato: storia di Helvetica

Svizzera, 1956. Eduard Hoffmann, direttore di una fonderia a Munchenstein, vuol salvare la sua azienda dal fallimento che potrebbe essere determinato dal successo di cui gode il carattere tipografico Akzidenz Grotesk, diffuso dalla concorrente stamperia H.Berthold AG.
Ad Hoffmann non resta che commercializzare un nuovo font e per la realizzazione dell’idea incarica Max Miedinger, suo ex dipendente, ora disegnatore freelance. Quest’ultimo, l’anno dopo, presenta al committente la prima bozza del Neue Haas Grotesk, carattere senza grazie che risulta essere, al contempo, elegante, essenziale e altamente leggibile. Hoffmann, colpito dall’esito di quel lavoro, non può essere che soddisfatto, ma non può prevedere quale sarebbe stata la grande fortuna dei tipi appena inventati da Miedinger negli anni a venire.
Tre anni più tardi, il nuovo carattere muta la sua denominazione in Helvetica (da Helvetia, nome latino della Svizzera) e di lì a poco, trascinato anche dalla stagione di grazia che respira il lettering in generale, conquista prepotentemente le agenzie di pubblicità; queste ultime, a loro volta, propongono la forma emergente di disegno alle aziende per i loro loghi ed è la svolta definitiva: da quel momento e fino ai giorni nostri, decine di marchi famosi (Agip, BMW, Nestlé, Panasonic, Tetrapak, solo per citarne alcuni), compresi oggi quelli del mondo digitale (Apple, Microsoft), scelgono Helvetica per evidenziare il proprio nome, ma anche per tutta la comunicazione d’impresa che le riguarda.
Sull’onda di una consacrazione diffusa, Helvetica diventa addirittura oggetto di un documentario, firmato come opera prima da Gary Hustwit e commentato, tra le altre, dalla voce del noto designer milanese Massimo Vignelli, colui che ha voluto il font svizzero per la segnaletica di New York.
Un carattere tipografico in continua ascesa dalla sua comparsa, quindi tanto celebrato, ma a un certo punto anche fortemente criticato: alcuni grafici considerano Helvetica anonimo nell’impatto visivo e ormai troppo invadente.
Tuttavia, secondo il creativo pubblicitario Steve Hicks, che gli ha dedicato un saggio, Helvetica tenderà al dominio assoluto per diversi motivi. Il più significativo? Il fatto che sia stato adottato da Facebook e che, perciò, sia diventato pane quotidiano per centinaia di milioni di utenti nel mondo intero.

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