“Devi essere onesto e sincero con il tuo reportage, l’unica cosa veramente importante è presentare i fatti nella maniera più semplice e diretta possibile”. Questa è l’opinione di Steve McCurry l’uomo che, da oltre trenta anni, è una delle voci più iconiche del panorama fotografico contemporaneo.
McCurry ha documentato la vita e i volti di chi incontrava nei diversi continenti in cui ha viaggiato, addentrandosi nel pericoloso cuore di vari conflitti internazionali, fra cui Afghanistan, Cambogia, Iran-Iraq e Guerra del Golfo. Le sue immagini, pur scattate nella crudezza di una situazione violenta e precaria per chi vi è ritratto, sembrano frammenti di sogno per l’eccellenza compositiva. Ed è proprio nell’estetica comprensibile e nell’accoppiamento sapiente e meraviglioso dei colori che risiede la ragione del suo successo.
Sono gli anni 80’ del secolo scorso e Steve McCurry, con poco più che una sacca di vestiti e una di pellicole, attraversa tutta l’India, fino a che, proprio nel momento in cui l’invasione russa sbarrava il confine e gli accessi ai giornalisti occidentali, decide di sconfinare in Pakistan. Travestito e portato clandestinamente all’interno del paese da un gruppo di rifugiati Afghani, Steve McCurry ne riemergerà qualche settimana dopo, la faccia segnata da una barba incolta e gli abiti usurati, per portare al mondo le prime immagini del conflitto e attribuirgli un volto umano. Quello di Sharbat Gula, la ragazza afgana nei cui occhi cangianti esplode un universo di emozioni colorate, che diverrà una delle icone assolute della fotografia mondiale. È il 1985 e l’immagine comparirà sulla copertina del numero di giugno dello stesso anno di National Geographic.
Steve McCurry è il fotografo degli esseri umani poiché mostra non solo ciò che la guerra o situazioni instabili provocano al paesaggio ma soprattutto quello che tutto questo imprime sul volto umano. “La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccia l’anima più genuina […]. Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi”.
“Steve McCurry. Oltre lo sguardo” è la mostra antologica con la quale il fotografo approda al Teatro1 di Cinecittà, dal 18 aprile 2015. 150 immagini di grande formato e una serie di video per riepilogare la straordinaria esperienza lavorativa e la sua concezione della fotografia. In mostra, immagini che lo hanno reso noto in tutto il mondo ma anche i suoi lavori più recenti nei quali McCurry si spinge, appunto, oltre lo sguardo, per raccontare lo spazio, la luce e l’umanità che li attraversa o si sospende in essi, in una dimensione nuova tesa verso il superamento di paura ed esperienze dolorose. Perché, come lui stesso dice, “Non cerco mai di abbellire o di romanzare, la cosa più importante è raccontare la storia nel modo migliore possibile”.