Nell’era digitale il concetto di proprietà di un bene immateriale è quanto mai labile. La rete permette scambi, copie, riproduzioni, al punto che il diritto di proprietà rischia di non essere riconosciuto e certificabile. Ma la rete può anche essere una risorsa come dimostra il crescente successo degli NFT che permettono di assicurare la proprietà di un bene digitale, e inoltre di vendere o acquistare tale certificato digitale. Ma cosa sono i Not Fungible Token? Come funzionano? Quali opportunità offrono e quali rischi intrinseci possono nascondere?
Cos’è un NFT. Not Fungible Token
Il Not Fungible Token è un certificato di proprietà digitale, strettamente connesso alla valuta digitale e al sistema di conservazione dei dati della tecnologia blockchain.
Token – letteralmente “gettone” – è un termine usato con accezioni diverse (come spiega questa fonte).
Nel caso degli NFT il token è legato a uno smart contract e permette di affermare il proprio diritto su un bene. Non serve quindi necessariamente a venderlo, ma serve a dichiararne la proprietà. Un NFT non è fungibile perché non ha il valore di scambio di una moneta, è univoco perché associato a un oggetto digitale e al suo valore. Può essere venduto e comprato in cambio di criptovaluta.
Blockchain e NFT
Gli NFT vengono conservati in una blockchain. Una piattaforma di riferimento è ad esempio Ethereum che gestisce criptovaluta e smart contract. Il token esiste e ha valore fino a che è “ospitato” su una blockchain che ne garantisce la sussistenza. Ci sono poi piattaforme, basate su Ethereum o su altri sistemi, su cui possono essere creati e ospitati gli NFT anche per la vendita.
NFT. Opportunità per arte, games, musica
Semplificando un NFT è la rappresentazione digitale di un bene, come un’opera d’arte, elementi virtuali dei games come skin e avatar, file musicali e video, ecc. Il mercato dell’arte ad esempio è stato particolarmente ricettivo. In una recente intervista (Robinson, La Repubblica, 5 giugno 2021) il celebre artista britannico Damien Hirst ha dichiarato: “Non vedo la differenza tra un NFT e il Fiato d’artista di Piero Manzoni. Se Bernini vivesse oggi farebbe NFT, ne sono sicuro. Lo so: la criptoarte o si ama o si odia. Pazienza.”
Trattandosi di Damien Hirst, una certa dose di provocazione è da mettere in conto, ma senza dubbio l’arte digitale si è dimostrata vivace nell’accedere a questa tecnologia per lo scambio di opere digitali e per il collezionismo.
Anche nella musica si assiste a un certo fermento, anche se è presto per stabilire se si tratti di un entusiasmo destinato a spegnersi presto (vedi qui).
Creazione e compravendita di NFT
Tra le piattaforme per creare Token, https://rarible.com/ è la più nota.
Si possono generare Token anche senza metterli in vendita, oltre che bruciarli, ovvero distruggerli. Inoltre un Token può essere ”unlockable”, e quindi sbloccato solo a seguito di una transazione, cosa che accade con oggetti da collezionismo rari. Sulla piattaforma – basata su Ethereum – si possono registrare e mettere in vendita i propri NFT (è possibile l’integrazione tra Rarible e Opensea). Se volete approfondire, Opensea fornisce una guida completa agli NFT.
Insomma, la materia è complessa, ma poi non più di tanto, se entriamo in un’ottica di compenetrazione sempre più liquida tra reale e digitale, materiale e immateriale. E non manca di criticità e contraddizioni. Il sistema si “tiene” fino a che c’è fiducia e autoaffermazione: non esistono meccanismi regolatori o certificatori per il momento. Inoltre anche l’economia digitale ha le sue storture, come il forte impiego di energia richiesto dal mining dei dati. Occorrono quindi cautela e lungimiranza. Tuttavia, anche se ora è una nicchia per i più, uno sguardo su questi orizzonti ci lascia intravedere un mondo che è già nuovo.