L’imminenza della Pasqua ci spinge a focalizzare la nostra attenzione su quelli che ne sono diventati simboli indiscussi a livello profano; e anche se la ricorrenza religiosa, che cade col primo plenilunio di Primavera, conosce tante tradizioni dolciarie, quante sono le zone e le località dove è più sentita, noi vogliamo appunto concentrarci su quelle che, accomunando le diverse latitudini, si sono spinte ben oltre il lato “gustoso” della festa, per assurgere a icone commerciali grazie ai diversi marchi che li hanno consacrati come emblemi di questo periodo: parliamo, ovviamente, dell’uovo e della colomba.
Le uova, quelle vere, si sono rivelate come segni della Pasqua cristiana nel corso del Medioevo; poi, a partire dall’Ottocento, la pasticceria europea propose uova fatte col cioccolato, fino a lanciarne anche la versione con l’interno vuoto per consentire l’inserimento di una sorpresa e rendere l’offerta ancora più accattivante: il successo di quell’operazione risulta oggi evidente, se pensiamo ai numerosi brand che producono uova pasquali in larga scala e con un progressivo ricorso alla differenziazione.
La colomba, immagine della pace, “si trasformò” in dolce, negli anni ’30 del Novecento, per idea della milanese Motta, la quale, anche per riciclare un know-how collaudato e vincente, inventò un corrispettivo del suo famoso panettone da associare alla Pasqua. Naturalmente, la ditta in questione si è confermata una delle più rinomate nel suo settore di competenza e, oltre alle molteplici qualità di colomba (dalle classiche, anche mini, alle farcite e ricoperte), vanta attualmente una ricca gamma di uova (nonché torte) pasquali.
E la concorrenza? Bauli ricalca Motta (di cui tra l’altro detiene il marchio) per gli “impasti”, mentre con le uova si rivolge a target di tutte le età; Balocco, allineandosi più o meno su tutto, si segnala in particolare con una colomba racchiusa in una confezione regalo in latta. Sul fronte “solo uova e affini”: Perugina, come una sartoria di alta moda, presenta le “Collezioni”, abbinando forme e colori al gusto; Lindt, più votata a esaltare il cioccolato, conta anche sul delizioso (in tutti i sensi) “Gold Bunny”; e poi Kinder, mitico brand di Ferrero, che proprio a un coniglio (peluche chiamato, neanche a dirlo, Pasquale) ha affidato il compito di promuovere le sue proverbiali uova (di differenti dimensioni) e l’organizzazione della relativa “caccia” negli spot ormai più che noti.
Tra poco, dunque, sarà Pasqua e ce ne accorgiamo una volta di più dal marketing che le imprese interessate mettono in campo, specie sul web: un tripudio visual di sicuro impatto, accompagato da testi fortemente seducenti, procura le sensazioni che spingono all’acquisto, anzi a uno dei rituali cui difficilmente ci si può sottrarre.
A questo punto, visto l’incrocio degli argomenti appena trattati, val bene evidenziare che “comunicazione” vuol dire pure: auguri a tutti!