Dalla Francia con furore: si può senz’altro parafrasare il titolo di un celebre film di Bruce Lee per cominciare a parlare di Oakoak, geniale streeter transalpino che, in uno dei suoi innumerevoli lavori, ritrae proprio lo scomparso attore cinese nell’atto di piegare una ringhiera con un calcio volante. Quest’opera, a sua volta, ci serve subito per rivelare l’originalissima cifra stilistica del pittore in questione poiché, nel caso specifico, mentre il soggetto umano in azione è stato prodotto dal suo abile tratto, l’oggetto su cui l’eroe disegnato si avventa è vero, come autentica e soprattutto preesistente è la deformazione di quel pezzo di metallo, l’esatto punto d’impatto tra realtà urbana e creatività figurativa, l’occasione per trasformare un dettaglio notato per strada (nella fattispecie, ma in verità quasi sempre, un’imperfezione) nel particolare di un murale (e non solo) visionario.
Per la cronaca, Oakoak è nato e cresciuto a Saint Etienne. Il suo impiego in ufficio farebbe pensare a una vita ordinaria, ma, inquadrando meglio il personaggio, ci troviamo di fronte a un “fuoriclasse” che, smarcandosi addirittura dai classici schemi della stessa street art di cui è diventato virtuoso esponente, è riuscito a “esportare” il suo talento dagli angoli cittadini dell’anonima provincia francese alla scena estera, prima in Europa (Inghilterra e Italia), poi in regioni più esotiche (Cina, Thailandia).
Forte di idee fuori dal comune e di un retroterra ambientale costituito da paesaggi industriali in via di dismissione, con lucida consapevolezza, Oakoak ha coltivato, nel contempo, poetica e metodo che gli hanno fruttato uno stile inconfondibile e, perciò, degno di ribalta. Tutto, a detta del nostro protagonista, ha inizio da lunghe passeggiate a caccia del particolare che folgori lo sguardo e liberi l’ispirazione; una volta catturata la “preda”, si passa all’analisi (con tanto di misure) di una minuzia finalmente considerata, di un'”entità” destinata a cambiar pelle, magari di un difetto che troverà riscatto grazie a una felice intuizione; a casa, si realizza la bozza, quindi si torna sul luogo del delitto e … voilà, les jeux sont faits: Spiderman è aggrappato a una crepa, Homer Simpson si crogiola disteso su una catena, il Nicholson di “Shining” spunta da una fenditura e Snoopy si rilassa come nelle strisce, certo, ma la sua cuccia è incredibilmente la reinterpretazione di un’ombra!
Sfogando il suo estro con trovate ricche, peraltro, di vivace ironia, Oakoak, come accennavamo, si è distinto dal resto degli street artist perché nella strada non ha trovato solo la preziosa opportunità di esibire i suoi “quadri”, ma anche e soprattutto l’essenza stessa delle sue composizioni; inoltre, mentre i suoi colleghi, specie quelli più famosi, di solito “dialogano” esclusivamente con i muri per esprimersi, a volte, anche in termini giganteschi, il writer francese, per usare parole con cui proprio lui ama descrivere il suo personalissimo approccio alla pittura, “collabora con gli elementi” più disparati che una città mette a disposizione e, novello Re Mida, con un tocco sempre estremamente fantasioso, seppur spesso minimo e quasi minuscolo, tramuta l’aspetto irrilevante in perenne spettacolo.
Così, le componenti urbane più trascurabili, gli scorci che forse hanno ceduto al degrado, attendono che Oakoak si accorga di loro, dell’anima segreta che celano e che nessun altro può scrutare, della nuova esistenza che lui potrebbe donargli, giovandosi di una vena dal sapore di alchimia.