Dietro i numeri di Youtube

Le statistiche, oltre a fornire la portata di un fenomeno o l’entità di certi “movimenti”, al massimo possono accendere la curiosità su quello che nascondono i numeri; e così, spesso, mossi dall’interesse che destano le cifre, ci si addentra nelle storie di persone o aggregazioni che hanno prodotto quei risultati. Guardando, per esempio, (e lo abbiamo già fatto di recente) come oggi, in termini quantitativi, si presentano i social media più famosi, ci conquista puntualmente il desiderio di conoscere vicende e idee, tappe ed episodi che li hanno portati dagli albori ai fasti dell’attualità.
I dati che Youtube, in un decennio di vita, ha progressivamente collezionato e che, comunque, continua ad aggiornare a ritmi vertiginosi, sono inequivocabili; anzi, sovente, costituiscono record di proporzioni sconvolgenti. Come in altri casi, tuttavia, i frutti di questo o quel calcolo non saranno in grado di descrivere i momenti che hanno caratterizzato il cammino percorso, nonché i brillanti riscontri pratici, ottenuti da un soggetto annoverabile tra i pionieri della net economy e meritevole, a questo punto, di un’analisi approfondita. E’ tempo, allora, di raccontare come e perché si è giunti a esiti (che magari evidenzieremo) davvero imponenti: lo faremo, esaminando in questo articolo le origini della piattaforma internet di San Josè (California) e prossimamente i traguardi trionfali che, anno dopo anno, ne hanno segnato l’evoluzione e l’hanno trasformata in colosso. Sarà, altresì, l’occasione di riflettere sui motivi che hanno condotto a identificare Youtube come fondamentale bacino di confluenza per le memorie visive di ogni genere e, al contempo, come innovativa fonte d’ispirazione per le ultime generazioni di creativi.
Si narra che a indurre in modo definitivo, nel febbraio 2005, Chad Meredith Hurley, Steve Shih Chen e Jawed Karim (all’epoca dipendenti di PayPal) a lanciarsi nell’avventura di Youtube, sia stata la voglia (scaturita da esigenze private e contingenti) di colmare un “vuoto” tecnico della rete: i tre (forse dopo la “primordiale” intuizione, innescata l’anno precedente dall'”uscita di seno” di Janet Jackson al Superbowl e poi dal catastrofico tsunami dell’Oceano Indiano, limpido specchio delle due opposte anime che s’incarneranno nel futuro social), per avere finalmente l’opportunità di diffondere filmati come quello di una festa a cui avevano appena partecipato e che aveva fornito loro la “scintilla” decisiva, inventarono un modo semplice di condividere online i video, superando di fatto i limiti del web in quel senso; e, consapevoli di aver concepito un’innovazione di livello assoluto, si precipitarono a registrare le manifestazioni imprenditoriali che la startup digitale appena creata presupponeva, vale a dire dominio, logo e marchio.
Due mesi dopo la sua genesi, il “Tubo” della Silicon Valley metteva in vetrina il suo primo prodotto: si trattava di “Me at the zoo”, un filmato di appena 19 secondi, girato con una camera amatoriale, nel quale Jawed Karim, uno dei già citati cofondatori del neonato servizio di video-sharing, mostrava gli elefanti di San Diego.
Entro i primi dodici mesi di effettivo funzionamento, a partire da quelli offerti dal fondo di venture capital Sequoia, per Youtube arrivarono anche i primi finanziamenti, linfa determinante nell’alimentare la conquista degli allori futuri: ciò che sarà argomento della prossima puntata …

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