Con la rivoluzione digitale diversi aspetti delle nostra vita quotidiana sono stati travolti dal cambiamento. Anche il mondo del lavoro non ne è rimasto indenne, e sulla Rete ha trovato nuovi mezzi e strumenti per chi cerca e offre lavoro.
Linkedin è il veicolo Social dedicato nello specifico alla sfera lavorativa permettendo l’incontro tra i suoi vari attori, aziende e professionisti. Infatti, se da una parte Linkedin offre ai lavoratori la possibilità di pubblicare online il proprio curriculum favorendo la ricerca di potenziali recruiter, dall’altra invece consente alle aziende di proporre offerte di lavoro specifiche rivolte proprio al ruolo professionale che stanno cercando.
Inoltre, attraverso la piattaforma, ognuno può entrare in contatto con ex colleghi, docenti e professionalità rilevanti della sua carriera, che hanno la possibilità di confermare le sue competenze lavorative, rendendo di fatto più affidabile e attendibile quanto dichiarato nel curriculum vitae.
Una recente indagine condotta da Software Advice, azienda che svolge ricerche ed interviste rispetto all’uso di sistemi informativi e digitali, ha però evidenziato, a dispetto di quel che tutti potremmo pensare, come Twitter, con le sue 15 offerte di lavoro al minuto, abbia superato di gran lunga Linkedin. Il 58% degli utenti, infatti, per la ricerca di un impiego userebbe la piattaforma di microblogging, invece che il Social appositamente dedicato.
L’interesse dei diversi Social Media nell’adattarsi a questa tendenza di intercettare gli utenti nella loro veste di professionisti è risultata più che evidente quando Facebook ha lanciato la nuova estensione Facebook at Work, una piattaforma dedicata appunto al mondo del lavoro e rivolta a professionisti ed aziende.
E, se da una parte il WEB e i Social Media hanno spinto e incalzato il costruirsi di network legati al mondo lavorativo, come dovrebbero comportarsi gli utenti per riuscire a sfruttare al meglio le potenzialità che questi strumenti offrono?
Per prima cosa bisognerebbe evitare alcuni errori legati alla gestione dei profili personali, ponendo maggiore cura e attenzione alla tipologia dei contenuti pubblicati e decidendo sapientemente le caratteristiche di privacy relative alla visibilità del profilo e delle informazioni personali.
Una recente ricerca, condotta da Office Team di Robert Half, ha dimostrato come moltissimi recruiter sondino il potenziale candidato sui canali Social ponendo attenzione a come si relaziona con gli altri, attraverso i commenti che pubblica, agli errori ortografici e all’eventuale scelta di foto di profilo inappropriate.
Inoltre, specialmente su Linkedin, ci si aspetta che il candidato mantenga un profilo attivo con pubblicazioni inerenti alla sua area di competenza.
Per questo, e consapevoli delle difficoltà dei giovani a inserirsi del mondo del lavoro, un gruppo di ricercatori di Adapt, il centro studi Marco Biagi, ha fondato Mentee, una piattaforma che avvicina giovani disoccupati a mentor: top manager e imprenditori. L’obiettivo è quello di fornire una persona di riferimento che faccia loro da guida e li aiuti nella compilazione del curriculum vitae e nella preparazione di un colloquio lavorativo.
Social Media e lavoro sembrano quindi diventati un vero e proprio binomio, soprattutto per i nativi digitali. Le potenzialità sopracitate si accordano, infine, anche con l’atteggiamento di cosmopolitismo che spinge i giovani lavoratori a “cercar fortuna” fuori dal loro paese d’origine. Quindi curriculum vitae internazionale e colloquio via Skype, ma ne riparleremo più avanti…
Approfondimenti:
- http://www.manageronline.it/articoli/vedi/13333/social-media-e-impatto-sul-lavoro/
- http://www.repubblica.it/tecnologia/social-network/2016/01/14/news/twitter_lavoro_ricerca_recruiting-130860263/
- http://www.socialmedialife.it/news/facebook-news/facebook-at-work-quando-il-lavoro-diventa-social/
- http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-01-18/giovani-e-occupazione-trovare-lavoro-e-piu-facile-se-ti-aiuta-mentore-180530.shtml?uuid=AC538SCC