Se si vuole lasciare il segno con una Social Media Strategy, oggi non si può pensare di prescindere dai contenuti visuali. Soprattutto per chi desidera farsi notare nelle varie piattaforme web, le immagini ferme o animate sono diventate indispensabili, ancor più della semplice parte testuale. Nell’affrontare questo aspetto, è utile partire da una importante considerazione tecnica e cioè dal fatto che ogni social network tende a presentare i contenuti visuali in modo personalizzato, fino ad arrivare in taluni casi a veri e propri vincoli.
A OGNUNO IL SUO
Facebook, Twitter, Google+ e Linkedin “preferiscono” ad sempio immagini orizzontali, seguendo una tendenza creata dagli scatti professionali e in linea con la diffusa abitudine di assumere come standard il formato 16:9, molto familiare a casa e in TV. Mentre Instagram impone un formato “quadrato” (senza pregiudicare la risoluzione originaria), Pinterest si distingue invece con contenuti visuali a sviluppo verticale, ritenendo questa opzione migliore per impatto e funzionalità. Le configurazioni grafiche citate rappresentano le più note aree di condivisione web; in funzione di ciascuna tipologia figurativa, occorre ovviamente predisporre una ottimale combinazione di pixel, al fine di ottenere immagini idonee, sia per dimensione che per qualità tecnica.
GATTA CI COVA: LA CREATIVITA’
Tuttavia, al di là della pur importante ottimizzazione dei pixel, una Social Media Strategy efficace richiede una estrema attenzione sul versante contenutistico: la vera partita si gioca infatti sul campo della creatività, che vive e si nutre delle aspettative del pubblico. Non si tratta più di uno spettatore televisivo, ma della parte attiva di una comunità che segue sui social persone, imprese o aggregazioni, anche come insieme di “affezionati clienti” di una singola piattaforma web. Va rimarcato che è bene proporre contenuti visuali (per i post come per la parte statica dei profili) caratterizzati da univoche combinazioni di colori e font, capaci di ben identificare l’utente e utili ai fini della riconoscibilità presso i follower. Questo approccio è certamente usuale per i brand, che in genere confermano sul web quel patrimonio grafico già consolidato su altri media.
MEME, MODE E MODELLI
Consumate le fasi di approccio ai contenuti visuali, occorre soffermarsi sulle varie modalità espressive. In questo senso, gli strumenti utilizzabili sono essenzialmente quattro: foto/immagini (acquistabili, scaricabili gratuitamente, mutuabili su licenza o citando l’autore), screenshot (le schermate video, spesso utili per i tutorial), infografiche (pratiche, immediate, molto popolari), soggetti a disegno/comici (semplici vignette o, come vedremo, i meme). Dall’elaborazione o dalla combinazione di questi elementi sono nati, per poi diffondersi in modo plateale, svariati modelli. Eccone alcuni. Cominciamo dai “proiettili visivi”, composti da almeno due immagini con relative didascalie legate ad un titolo; gli “storyboard” (mutuati pari pari dal mondo degli spot) realizzano invece con le immagini una sequenza più ampia, che racconta o spiega qualcosa. Poi parliamo di “parole illustrate”, dove i vocaboli vengono rappresentati graficamente e affiancati da immagini per esprimere particolari concetti; a seguire ci sono i “diagrammi”, dove l’immagine viene descritta nelle sue diverse sezioni. I “meme” (foto con sovrapposizione di frasi ironiche o divertenti) sono ormai diffusissimi, mentre una buona presenza è offerta anche dalle “didascalie visive” (parole o frasi raffigurate che utilizzano caratteristiche del prodotto), e dalle coppie di immagini in “confronto diretto”, dove la differenza sintetizza concetti o idee.
FATE IL VOSTRO GIOCO
Su queste basi si possono impostare passi certi per una Social Media Strategy dai contenuti visuali efficaci. Sapendo quanto determinante sia conoscere a fondo le esigenze legate alla fruizione sul web, e senza mai perdere di vista gli obiettivi del nostro marketing, dobbiamo in sostanza imparare a comunicare emozioni attraverso i nostri visual: sarà questa la leva decisiva per ottenere, in condivisione e coinvolgimento, l’agognato “engagement”.