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Macintosh: primo personal computer con diversi font tipografici

Il 12 giugno 2005 all’università di Stanford un uomo di mezz’età, davanti ad una platea di studenti, parlò dei tempi in cui lui cominciò a seguire delle lezioni di calligrafia.
“In tutto il campus, ogni manifesto, ogni etichetta era scritta a mano con calligrafie meravigliose. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito il corso di calligrafia per imparare a scrivere così. Appresi la differenza tra i tipi di caratteri Serif e San Serif della differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere di che cosa rende grande una stampa tipografica del testo. Fu meraviglioso, in un modo che la scienza non è in grado di offrire perché era artistico, bello, storico e io ne fui assolutamente affascinato”.
Quell’uomo era Steve Jobs che circa dieci anni dopo si ritrovò a progettare e creare il primo computer Macintosh, lo dotò di una capacità assoluta: un’ampia gamma di font tipografici.
Con una lieve punta di modestia che lo contraddistingue, Steve Jobs non esitò ad affermare che se non fosse stato per la sua intuizione, oggi non ci sarebbe nessun personal computer con quelle capacità.
Pressoché estranee ai più fino a vent’anni fa, e comunque relegate al panorama dei caratteri tipografici per la stampa cartacea, grazie all’avvento della tecnologia informatica e l’innovazione della comunicazione visiva, le font sono divenute vere e proprie “compagne” per tutti i grafici e i web designer, nonché protagoniste del vivere quotidiano.
I font non sono semplicemente simboli ma veri e propri strumenti di comunicazione che aiutano a raccontare storie e a rendere attraenti le informazioni dal punto di vista visivo.
Nel suo Macintosh, oltre ai caratteri noti come il Times New Roman e l’Helvetica, Jobs ne introdusse di nuovi, dei quali curò molto l’aspetto e i nomi. Alcuni li chiamò come le sue città preferite, per esempio il Chicago e il Toronto, altri li rese originali e aggraziati tanto che, come il Venice e il Los Angeles, parevano scritti a mano. Steve Jobs aveva intuito come le font non fossero il semplice disegno di lettere dell’alfabeto ma costituissero un vero e proprio veicolo di emozioni.
Fu questo l’inizio di un’autentica rivoluzione, di una volontà di stupore e di stupire che da sempre accompagna le presentazioni di Steve Jobs dell’ultima novità Apple. Perché, come disse Jobs al termine del suo discorso agli studenti, “Siate affamati. Siate folli”.
Continuate a seguire il nostro blog per conoscere la storia legata al diffuso font Bodoni, storia che ebbe nella città di Parma.

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