Meme sull’uso dei Social Media per i professionisti e le PMI.
Una volta era con il tam tam diretto che un’azienda o un professionista costruivano il loro patrimonio sia di clienti che di fornitori. E quando questo portfolio si fidelizzava la “relazione” era destinata a durare… fin che morte non ci separi!
L’avvento del WEB prima e dei Social Media poi ha sparigliato le carte. Anzi, proprio i rimandi tra un sito web e i social, all’apparenza superficiali quanto invece profondi e articolati, sono il nuovo punto nevralgico di ogni strategia di marketing che abbia chance di successo.
Con i Social Media si aprono così le porte del web marketing anche alle piccole e medie imprese, sull’onda delle grandi aziende, tradizionalmente più attrezzate in qualsiasi ambito di marketing, in una rincorsa ai fatidici lead, a volte eccessiva, altre volte insufficiente. La finalità è quella di far parlare – possibilmente bene – di un marchio, di un brand, dei suoi prodotti o servizi, generando quello che in gergo si chiama buzz.
Quello che all’apparenza potrebbe sembrare un indistinto rumore di fondo, in realtà genera un flusso di informazioni che permette alle aziende di raggiungere diversi e importanti obiettivi, come Branding (ovvero far conoscere il proprio marchio e aumentarne la reputazione), Promozione, Vendita, Customer Care (il buon vecchio Servizio Clienti, declinato nell’era digital).
Quanto poi questo chiacchiericcio porti a manifestazioni di interesse o a concrete conversioni, dipende sì dalla qualità intrinseca dei prodotti o dei servizi offerti, ma anche e soprattutto dalla capacità di utilizzare con accortezza e competenza le conversazioni on line, al fine di generare una reale azione persuasiva di marketing.
È infatti ormai consolidato che quello che viene chiamato il momento zero del processo d’acquisto si è spostato più avanti. Il cosiddetto ZMOT, acronimo inglese di “momento zero della verità”, non coincide più con la decisione di acquistare presa di fronte agli scaffali di un supermercato, ma con il percorso di informazione che l’utente compie online, prima di fare il suo acquisto. Il tutto, detto più semplicemente, porta le persone, a informarsi su più piattaforme confrontando pareri, recensioni e prezzo, e solo alla fine di questa accurata ricerca decidere se acquistare o meno un prodotto o un servizio.
Sono finiti quindi i tempi in cui era sufficiente disporre di un sito online in cui mostrare in maniera autoreferenziale la propria attività, mettendone in evidenza i vari punti di forza: ora sono i consumatori a farlo direttamente, parlando bene (o ahimè male!) dei beni che hanno visto o acquistato.
È quello che – in “tecnichese” – si chiama inbound marketing, vedremo nei prossimi articoli alcuni approfondimenti in grado di orientare un’impresa o un professionista a muoversi in questo nuovo orizzonte, più vasto di quanto non fosse il semplice pelago del web.