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Keyword stuffing, keyword density e la SEO contemporanea

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Il keyword stuffing è la pratica di riempire un contenuto della parola chiave con cui vogliamo che si posizioni sui motori di ricerca. Si tratta di una tecnica datata, contraria al concetto di una SEO contemporanea puntata sulla produzione di buoni contenuti utili agli utenti. Anzi, il keyword stuffing è considerato un fattore negativo per il buon posizionamento di un sito. Ma una recente dichiarazione di John Mueller di Google ha suscitato rumori nell’ambiente SEO. Così come un altro intervento su un differente tema, quello della keyword density.

Keyword stuffing e rimozione dall’indice di Google

Cosa è successo alla fine di giugno scorso? Su Twitter un utente ha chiesto a John Mueller di Google come mai si posizionasse bene sul motore di ricerca un contenuto con keyword stuffing. In sostanza Mueller ha risposto che il keyword stuffing non è punito particolarmente da Google e non è causa di rimozione dall’indice. Search Engine Journal, un autorevolissimo punto di riferimento lato SEO,  ha commentato allora che la dichiarazione di John Mueller vuol dire quattro cose:

• Un SEO dovrebbe occuparsi più di buoni contenuti che arrovellarsi sul perché si posizionano meglio gli altri.
• La rimozione di una pagina dall’indice non avverrà solo a causa di keyword stuffing.
• Google può non far caso al keyword stuffing se il contenuto è di valore.
• Le keyword sono solo uno degli oltre 200 fattori che determinano il posizionamento di un sito.

Keyword Density: c’è una percentuale da seguire?

La discussione ha tratto nuova linfa da un articolo recente di SEO by Yoast, un componente software molto utilizzato per ottimizzare i siti web dentro alla piattaforma WordPress. In questo articolo si parla di keyword density: la percentuale di keyword in rapporto al testo. E si dice che è un importante fattore per posizionare i siti, indicando un intervallo di percentuali ai quali attenersi. Ma tutto ciò sembra riduttivo se considerato in sé. Come tutto quello che troviamo in Yoast, anche la keyword density è solo un indicatore su cui deve prevalere l’esercizio di competenze tutte umane. Occorre collocare quindi queste considerazioni in un panorama più ampio dove le keyword – e anche i tool che servono a chi si occupa di web – non sono che strumenti su cui agire con buon senso per mirare ad altro: le persone.

Il motore di ricerca è uno strumento: SEO per esseri umani

La scrittura di buoni testi attraverso i quali gli utenti ci raggiungono e si informano non può essere circoscritta al mero rispetto di regole rigide e fisse. La SEO è un’arte, come titola uno dei più importanti volumi dedicati all’argomento – presto in traduzione italiana da Dario Flaccovio Editore. I fattori in campo sono moltissimi. A chi si occupa di far indicizzare e posizionare i siti servono non solo competenze tecniche, ma di comunicazione e marketing. Anche l’evoluzione degli algoritmi consiglia di considerare non il mero posizionamento in sé, ma l’esperienza che si offre al proprio pubblico, in quel complesso itinerario che è oggi il viaggio del consumatore online. Se è vero che indirettamente incidono sul posizionamento anche elementi come – per fare solo un esempio – la percentuale di rimbalzo da un risultato di ricerca. Noi crediamo nei buoni contenuti e nella ripetizione delle parole chiave necessarie per una buona comprensione del testo da parte di chi lo legge, oltre che del motore di ricerca. E consideriamo il posizionamento all’interno di una strategia di marketing organica che ha al centro le persone, i loro bisogni, il loro cercare e trovare informazioni.

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