Bob Noorda, uno dei creatori di loghi più bravo e ingegnoso, diceva che un «buon progetto di design non deve essere influenzato dalle mode ma deve durare il più possibile». Nulla, dunque, è fatto per durare in eterno, nemmeno il logo più bello. Per questo anche Google, uno dei più potenti marchi al mondo, secondo solo a quello di Apple, il primo settembre scorso si è presentato rinnovato nello stile.
Il nuovo logo ha rinunciato alle grazie (le appendici aggiunte al disegno delle lettere, con la funzione di renderle eleganti ma soprattutto più leggibili) per adottare un carattere a bastone (tecnicamente “sans serif”) e ottenere un logo pulito ed essenziale, decisamente più minimal dei predecessori, con la “E” alla fine alla quale è stata impressa una leggera rotazione all’insù, quasi fosse un sussulto divertito. L’impostazione estetica del nuovo logo punta sul flat design, vale a dire un design piatto, e conserva la gamma di colori usata fin dalle origini e ora presenti in tonalità più chiare rispetto al precedente marchio.
“Product Sans” è invece il nome del nuovo font, creato da Google stesso, e comparso in anteprima nel logo della “Alphabet” la società creata per suddividere i risutati finanziari delle varie attività, a cui faranno capo tutte le divisioni del gruppo, inclusa Google Inc.
L’introduzione del nuovo font rappresenta senza dubbio il cambiamento grafico più radicale realizzato negli ultimi 16 anni. Dal 1998, anno in cui i due fondatori, Larry Page e Sergey Brin presentarono Google come progetto di laurea alla Stanford University, il logo cambiò spesso aspetto per i primi anni, fino a diventare uno dei marchi più famosi e riconoscibili del web. La parola “Google” fu il risultato di un fortuito errore ortografico di “googol” (ovvero il numero 1 seguito da 100 zeri) e fu scelta per trasmettere l’obiettivo della società, ossia la fornitura di un numero infinito di informazioni su qualsiasi argomento desiderato.
Il primo logo fu designato proprio da Sergey Brin utilizzando il software libero di grafica GIMP per essere in seguito modificato, nel settembre del 1998, da Ruth Kedar. La designer ed i suoi collaboratori si servirono del carattere Catull, facendo assumere alla scritta più eleganza, pur mantenendo un aspetto giocoso dato dalla creazione di un modello di colori primari interrotti, però, con la lettera “L” raffigurata in verde (colore secondario). In definitiva, il logo rappresenta la giocosità e l’idea che Google non sia una società che rispetta le regole. Fu introdotto anche il punto esclamativo, sulla scia del successo ottenuto da Yahoo!, eliminato però l’anno successivo. Nel maggio del 2010 si adottò un font più fino ed elegante mentre con il penultimo aggiornamento, risalente al 2013, i designers eliminarono gli effetti di ombreggiatura per realizzare un logo più semplice e dall’aspetto bidimensionale. Per giungere alla rivoluzione del primo settembre 2015, improntata all’insegna del semplice ma senza dimenticare la dinamicità che caratterizza il mondo del web. Utilizzando i vari prodotti di Google, infatti, il nuovo logo si trasforma per mostrare che cosa l’utente sta facendo.
Come ha spiegato Google il logo è stato creato per introdurre “un nuovo linguaggio visivo”, capace di adattarsi a ogni tipo di schermo, compresi quelli più piccoli di certi smartphones, e a ognuna delle molte applicazioni di Google. Non a tutti, però, è piaciuto. La principale critica è giunta dalle pagine del New Yorker sulle quali è stato scritto che il nuovo logo evoca “i magneti per frigoriferi usati dai bambini, le patatine fritte di McDonald’s e il Comic Sans”. E voi, cosa ne pensate?
Per saperne di più:
- http://www.ilpost.it/2015/09/01/storia-del-logo-di-google/#
- http://www.lastampa.it/2015/09/01/tecnologia/google-ha-un-nuovo-logo-ioBJAzNwRRZuWV9qKrBYyM/pagina.html
- http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2015/9/2/STORIA-DEL-LOGO-DI-GOOGLE-Se-la-grande-mamma-ci-tratta-un-po-come-bambini/635166/
- http://www.agenziagrafica.net/storia-del-logo-google/